Come si inganna il Fisco e quando e a chi rivolgersi per segnalare chi non vuole pagare le tasse.
Sei un contribuente ligio al tuo dovere e ti dà fastidio vedere che qualcuno cerca di fare il furbo con le tasse. Come darti torto? Sei lì che ti spacchi la schiena tutti i giorni per mandare avanti la baracca, paghi fino all’ultimo centesimo di quello che lo Stato ti chiede e il tuo vicino o il tuo collega o il negoziante sotto casa cercano di racimolare qualche extra facendo gli gnorri con l’Agenzia delle Entrate: un po’ di scontrini non emessi, qualche trucchetto sui numeri dell’Iva o qualche lavoretto in nero ed ecco che il gruzzolo per farsi una crociera è saltato fuori mentre tu, che hai fatto tutto il regola e ti sei comportato come un cittadino esemplare, ti dovrai accontentare di qualche giorno in un alberghetto al mare perché i risparmi non ti permettono altro. Viene voglia di bussare alle porte dell’Agenzia delle Entrate e raccontare tutto, non tanto per invidia ma per senso della giustizia, perché è doveroso che tutti e non solo alcuni rispettino le regole. Qualcuno diceva tempo fa: «O tutti partecipano al gioco o si rompe il mazzo di carte». Ma come denunciare gli evasori fiscali? È possibile fare una segnalazione o presentare una querela anonima in modo da far rispettare la legge e, allo stesso tempo, non correre alcun rischio? Già, perché non si sa mai come può reagire uno alla cui porta chiama la Guardia di Finanza non proprio per farsi offrire un caffè. Se viene a sapere chi ha fatto la spia, di sicuro non lo cercherà per dargli un abbraccio.
Che poi non si tratta di fare la spia ma di pretendere di non pagare anche per gli altri. Alla fine, l’evasore fiscale gode dei servizi offerti dallo Stato grazie alle tasse dei cittadini. Ma se lui le tasse non le paga, o ne paga solo una parte, tocca ai contribuenti onesti mantenerlo. Ed in tempi come questi, in cui piovono slogan e lamentele da parte di chi non vuole altra gente da mantenere, non c’è da stupirsi se qualcuno si chiede come denunciare chi non paga le tasse, cioè quella categoria di persone che costa allo Stato oltre 250 miliardi (dico miliardi) di euro, quasi il 20% del Pil.
Evasione fiscale: come si inganna il Fisco
Quello italiano è un popolo di geni, certamente. Di menti brillantissime che, alcuni utilizzano per il bene della collettività ed altri soltanto per il bene proprio. A quest’ultima categoria appartengono gli evasori fiscali, ai quali non manca l’ingegno per trovare una scappatoia ed ingannare il Fisco. Vediamo alcuni dei trucchi più diffusi.
Non rilasciare lo scontrino fiscale
Chi ha un’attività commerciale è tenuto a rilasciare una ricevuta, una fattura o, quanto meno, uno scontrino fiscale al cliente. Non tutti, però, rispettano quest’obbligo, tant’è che il mancato rilascio dello scontrino è uno dei modi più diffusi di evadere le tasse. Succede al mercato come al ristorante, specialmente in quelli che offrono a mezzogiorno il menù a prezzo fisso e quasi si offendono se viene loro chiesto lo scontrino. Ma succede anche al bar, quando nella fretta si prende il caffè, si lascia l’euro sul bancone e si corre in ufficio. Per fortuna, in casi come questo, non manca l’esercente onesto che urla: «Ehi, dimentica lo scontrino!».
Lavorare in nero
Altro metodo piuttosto popolare per evadere il Fisco è quello di lavorare in nero. O perché di lavoro non c’è o perché si vuole arrotondare lo stipendio o la pensione. Oppure perché lo impone l’azienda che non vuole pagare né assicurazione né contributi: «Se ti sta bene, altrimenti sai dov’è la porta».
Si può considerare lavoro nero anche quello richiesto ad un libero professionista con partita Iva costretto a lavorare come un dipendente, con orari fissi o turnazioni e poi ad emettere una fattura alla fine del mese come se avesse fatto delle prestazioni occasionali. È vero che il lavoratore porta a casa uno stipendio, ma è anche vero che l’azienda risparmia in contributi previdenziali, Tfr, tredicesima e, quando spetta, quattordicesima, ferie, ecc.
Fare delle false fatture
Si potrebbe dire che qui gli evasori fiscali sono di meno ma muovono più soldi in nero. Ci sono diversi modi di imbrogliare il Fisco attraverso la fatturazione fraudolenta per operazioni inesistenti, merce mai acquistata o prestazioni mai effettuate. Ad esempio:
- emettere fatture false da società «cartiere», cioè da società che non hanno una vera e propria attività ma che hanno come unico scopo, appunto, fare delle false fatture e di permettere a chi le riceve di abbassare fittiziamente l’utile;
- fatturare delle operazioni realmente sostenute ma applicando una maggiorazione sui costi attraverso la vendita di una parte dei prodotti o la prestazione di una parte dei servizi in nero;
- fare l’esatto contrario, cioè fatturare un numero minore di operazioni rispetto a quelle realmente effettuate incassando una parte in nero del corrispettivo;
- sottovalutare le rimanenze di magazzino, dichiarando di avere meno merce di quella che, in realtà, si ha a disposizione.
Versare i soldi ad un parente
Altro trucchetto per evadere il Fisco: farsi pagare in nero una parte del lavoro e versare quei soldi sul conto corrente di un parente insospettabile, una nonna o una zia che raramente finirà nel mirino dell’Agenzia delle Entrate. Naturalmente, l’evasore eviterà accuratamente di fare dei versamenti periodici o frequenti per non dare nell’occhio.
Essere invisibile per il Fisco
Il modo migliore per impedire a qualcuno di pretendere qualcosa da noi è non esserci. Non esistere. Questa è la tattica adottata da migliaia di evasori che vivono nell’ombra, che sono invisibili agli occhi del Fisco: lavorano in nero, acquistano in nero, fanno tutto in nero, senza una busta paga, senza partita Iva, senza un contratto di affitto o un documento di proprietà di una casa, di un’auto, di qualsiasi cosa che possa far risalire a loro. Quindi non pagano un solo centesimo di tasse: tutto quello che guadagnano lo spendono nel vivere nel miglior modo possibile.
Far fallire la propria società
Non sempre un fallimento è sinonimo di rovina economica. Non, almeno, per chi lo programma in modo da imbrogliare il Fisco e trarne un profitto. L’imprenditore che vuole fare il furbo crea una rete di società controllate e controllanti in Italia e all’estero. Queste società sono teoricamente concorrenti nello stesso settore ma in realtà appartengono allo stesso imprenditore o gruppo di imprenditori. Sono le cosiddette «scatole cinesi» che non permettono di capire facilmente chi comanda e chi ubbidisce.
Ora, una di queste società (una srl) viene intestata ad un prestanome o ad un capro espiatorio. La società acquista beni a credito, chiede e ottiene dei prestiti ma non paga alcuna fattura. Quello che fa, invece, è emettere delle fatture alla società a capo del gruppo per prestazioni inesistenti. La capogruppo potrà scaricare questi costi in realtà mai pagati oppure pagati ma rientrati in contanti. Basterà, poi, dichiarare in fallimento quella società, i cui soci pagheranno come unico danno patrimoniale la loro quota.
Portare i soldi in un paradiso fiscale
Attraverso delle società offshore, cioè delle aziende costituite all’estero (più è lontano, meglio è) è possibile investire e depositare dei soldi in un luogo con un regime fiscale molto più vantaggioso rispetto a quello italiano e, soprattutto, con una regola fondamentale per un evasore fiscale: il segreto bancario. Spesso gli stessi Paesi destinatari sono ben disposti ad agevolare queste procedure, consapevoli dei vantaggi economici che comportano gli investimenti esteri. L’evasore riuscirà così a nascondere capitali e attività non solo al Fisco ma anche ad eventuali creditori, il che significa evitare pignoramenti.
Affittare una casa in nero
Altro modo per evadere il Fisco è quello di mettere in affitto uno o più appartamenti senza fare alcun contratto. Non solo immobili in città ma anche la casetta al mare o in montagna per i turisti. Il proprietario si tiene intestate le utenze (la bolletta la pagherà, comunque, l’inquilino nel canone) e riuscirà a risparmiare un po’ di soldi dando in locazione abusiva l’immobile a chi più ne ha bisogno (spesso studenti universitari o cittadini stranieri senza un lavoro fisso o in attesa di permesso di soggiorno). Sia in questi casi sia in quello dell’affitto in nero ai turisti, basterà farsi pagare in contanti per non lasciare traccia.
Fare finta di separarsi
Non manca chi cerca di evadere il Fisco mettendo sul piatto la propria vita coniugale. Per finta, si capisce. I coniugi aspiranti evasori si separano pur mantenendo un rapporto pressoché identico a quello di prima (dovranno «solo» avere due abitazioni diverse). Se lui lavora e guadagna bene e lei è disoccupata (o viceversa), lui avrà uno sconto sulle tasse investendo una parte del suo stipendio nell’assegno di mantenimento alla moglie, che viene ritenuto un onere deducibile.
Si ricorre, inoltre, alla finta separazione anche per non pagare le tasse sulla seconda casa: ciascuno dei coniugi se ne intesta una come prima abitazione ed ecco fatto.
Evasori fiscali: come denunciarli
Quello che abbiamo appena visto è solo un campionario di modi in cui si può «fregare» il Fisco e vivere in modo più agiato pagando meno tasse o non pagandole per niente. Come dicevamo all’inizio, possono essere anche degli atteggiamenti che fanno perdere la pazienza al cittadino onesto, quello che paga religiosamente le imposte per senso del dovere (oltre che per la paura di rischiare una stangata). E se questo contribuente scopre qualcuno che fa il furbo, come può denunciare l’evasore fiscale?
Chiunque può rivolgersi alla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle Entrate per segnalare un’anomalia o una persona che, palesemente, si rifiuta di pagare le tasse. Vediamo quali tipi di denuncia possono essere fatti.
Evasori fiscali: la denuncia anonima
La reazione più comune di chi vuole segnalare un atteggiamento sbagliato del vicino o dl commerciante evasore fiscale è quella di gettare il sasso e nascondere la mano, cioè di presentare una denuncia anonima. «Io lo dico per senso del dovere, ma non voglio problemi», pensa chi si rivolge alla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle Entrate per puntare il dito contro il furbetto di turno.
La denuncia anonima è possibile (è meglio di niente, questo è sicuro). Basta inviare una lettera non firmata all’amministrazione finanziaria, la quale valuterà se la lettera fornisce degli elementi per avviare un’indagine oppure se è il caso di archiviarla in un cassetto e passare ad altro. Né le Fiamme Gialle né le Entrate sono tenute a muovere un solo dito davanti ad una lettera anonima, se non quelli che servono per aprire la busta.
Nel caso, però, decidessero di vederci più chiaro, l’anonimo contribuente deve sapere che il potere di azione della Gdf è più limitato rispetto alla segnalazione fatta con nome e cognome del denunciante: i militari non potranno fare perquisizioni, sequestri o intercettazioni, mentre l’Agenzia delle Entrate non avrà in mano quanto basta per fare una verifica presso il domicilio fiscale della persona segnalata.
L’evasore fiscale può sapere chi l’ha denunciato?
La giurisprudenza ha stabilito che chi viene denunciato per evasione fiscale da un altro contribuente ha il diritto a sapere chi si è rivolto all’autorità finanziaria. In altre parole, ha la facoltà di presentare un’istanza di accesso agli atti per sapere chi lo ha denunciato, atti che non possono essere coperti da segreto.
Ad ogni modo, il denunciante non ha nulla da temere, in quanto ha fatto soltanto il suo dovere il buona fede per segnalare un illecito all’autorità.
Che succede se la denuncia è infondata?
Può succedere che, con tutta la buona volontà, un cittadino denunci un evasore fiscale sulla base di un’impressione sbagliata, cioè che la persona denunciata in realtà non stia evadendo il Fisco ma sia perfettamente in regola. Il cittadino che si è recato dalla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle Entrate rischia qualcosa? No, purché l’abbia fatto, appunto, in buona fede. Chi accusa qualcuno e poi questo qualcuno risulta innocente non deve rispondere di calunnia. Il reato scatterà solo se la denuncia viene fatta in malafede sapendo che quella persona non è colpevole, giusto per fare uno sgarro o per vendetta.